Insomma succede questa roba qua: che tu sei stata nove mesi a immaginare, sognare, disegnare questo cosetto che ti stava nella pancia e ti premeva la bocca dello stomaco, e non ti faceva digerire, e non ti faceva dormire perché non potevi stare a pancia in su e nemmeno di fianco e dovevi alzarti almeno 4 volte per fare la pipì, e dopo nove mesi, puff,  nel giro di poche ore ti ritrovi spettinata, sudata, strafatta di adrenalina, senza voce e senza forze con quell’esserino che hai tanto immaginato lì disteso sul tuo petto che prova ad attaccarsi al tuo seno. E non ti capaciti come possa lui, che ancora non sa niente di cosa c’è qua fuori e di chi sei tu (ché tu non avevi mai visto lui, ma pure lui non aveva mai visto te), avere l’istinto di cercare il tuo seno, di attaccarsi alla sua mamma e di farsi nutrire da lei.

Allattare dopo il partoE lo guardi: lì, disteso, infinitamente piccolo e infinitamente competente di ciò che la natura gli dice di fare per istinto. E molto più bravo di te nel farlo, te che ti sei fatta mille corsi e mille letture per capire come si deve allattare, e poi nemmeno sai come sostenere quel cucciolo d’uomo. Mentre lui sa cercarti e trovarti solo grazie all’odore che sente.

E sono minuti, e poi quarti d’ora e magari anche di più, di puro paradiso. Tu che è finito il dolore, tu che lo hai di fronte a te, tu che lo annusi, tu che sei sua madre, tu che di colpo è cambiato tutto e lui che è appena iniziato tutto, lui che è tuo figlio, lui che ti annusa, lui che ti ha di fronte enorme e profumata, lui che è finito pure il suo di dolore. E voi che siete insieme, che lo sarete sempre, anche quando non vorrete e non vorreste esserlo. Che siete nati oggi e sarete voi due, uno per l’altra, fino alla fine.

Stasera scrivo qui queste malincogioie grazie a una gran cosa: al fatto che oggi quasi tutti gli ospedali, grazie alle direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, promuovono l’attaccamento del neonato al seno a pochi minuti dal parto. Salvo complicazioni, il neonato, dopo i controlli e le misurazioni di rito, viene subito dato alla mamma che viene invitata a tenerlo vicino al petto in modo tale che il piccolo possa trovare il capezzolo facilmente.
E altrettanto facilmente si sta diffondendo il rooming in, ovvero la permanenza del bambino 24 ore su 24 in camera con la mamma. Niente più soste del piccolo al nido mentre la mamma si riposa in reparto, ma convivenza totale da subito*. Tutto questo per permettere alla mamma di rispondere, senza limitazioni di orario, alle richieste del neonato e per fare sì che il frequente attaccarsi al seno del piccolo, non solo fornisca lui la giusta dose di colostro, ma stimoli quanto prima la montata lattea nella mamma.

C’è la fatica, c’è la stanchezza, c’è la paura: ma tra tante cose che potevano fare per far nascere una mamma, questa è la migliore.

 

*…presto tra i temi di questo blog! (ovvero qui)

 

La prima volta non si scorda mai
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