Ci sono alcune cose che cambiano irrimediabilmente dopo la nascita del primo figlio. E questo lo sappiamo. Cambiano abitudini, rapporti familiari, priorità. Si impara a vestirsi in un minuto netto, a truccarsi mentre si fa la pipì, a condire la pasta con una sola mano mentre con l’altra si sciacquano i piatti.
E poi ci sono piccole cosette quotidiane che ti ritrovi a fare senza pensarci e quando te ne accorgi ti batti una mano sulla fronte dicendo “Oh cazzo: questo significa che sono proprio una madre!”.
Ecco, i miei segnali sono questi:
1. Guardo i video con i neonati.
Avete presente quei video che girano su Facebook con quei bimbi che per la prima volta, magari dopo problemi particolari all’udito e alla vista, riescono a sentire la voce di mamma e papà o a vederli chiaramente dopo aver inforcato un paio di occhiali? Ecco: se prima li schivavo come la peste, adesso li clicco e li guardo. Anche più volte. E mi commuovo sempre.
2. Guardo i video con i cuccioli di animali.
E non guardo solo i video che vengono postati su internet. Mi ritrovo a guardare soprattutto i documentari in tv che mostrano come una mamma cervo cresce il suo piccolo cerbiatto, come una mamma lupo allatta i suoi lupacchiotti e addirittura come viene allevato il cucciolo di un leone marino. E io sono una che degli animali, ahimè, ha una paura istintiva e che non ha mai preso in braccio un gattino. Però mi incanto davanti a documentari come questo e mi commuovo pure qui. (Attenzione dura quasi un’ora, e se siete come me -e i bimbi sono già a letto- lo guarderete tutto).
3. Guardo i ragazzi che hanno vent’ anni.
E non li guardo perché giunta a trentadue anni mi si è risvegliato il desiderio del maschio più giovane. Li guardo perché immagino mio figlio alla loro età. Li fisso per capire se mi piacerebbe che mio figlio diventasse come loro. Studio i gruppi di ragazzi che incrocio sul tram o nel parco. Immagino di essere la loro madre. E mi ritrovo a pensare che vorrei che mio figlio fosse quel ragazzo con i jeans un po’ scuciti e lo zaino portato lungo sulle spalle ma che si vede che ha lo sguardo da buono e che sicuramente sa suonare uno strumento, magari il violoncello e non lo diresti mai.
(Ve lo assicuro, tra tutti quanti, questo è il segnale più grave: un anno e mezzo fa vedevo questi ragazzi come miei coetanei leggermente più indietro con gli studi, adesso li vedo come miei figli. Gasp.)
4. Non mi rilasso mai.
Non è che non mi rilasso perché ho mille cose da fare. Quello è ovvio per tutti. Chi si rilasserebbe?
Il fatto è che non mi lascio andare nemmeno quando non devo fare niente di niente. Sono stata alle terme un intero pomeriggio, con il pupo in custodia dai nonni servito e riverito, il telefono spento, un massaggio alla schiena, una sauna e pure un drink alcolico, ma la mia mente non si è rilassata come avrei fatto una volta. La testa ormai non è più libera di lasciarsi andare completamente. C’è un bambino che la tiene per un filo come si tiene un aquilone e mi dice: Mamma, divertiti e sii felice. Ma io sono qui. Esisto mentre anche tu esisti. E sarò per te un pensiero costante. Per sempre.
5. Vedo una donna per strada e mi chiedo se è una mamma.
Se prima vedevo una donna e mi fermavo 99 volte su 100 a guardare come era vestita per carpirne qualche particolare che magari mi piaceva e che avrei potuto copiare, adesso 100 volte su 100 mi fermo a guardare una donna per capire se è mamma. La immagino alle prese con le interminabili ninna nanne notturne, con le montagne di panni da stirare che nasconde dietro la porta del ripostiglio, la immagino accarezzare il suo bambino mentre dorme o mentre ha la febbre e raccontargli una storia sottovoce. E mi viene da sorriderle e dirle “Ho capito, lo sai?”.